I | D Tavola rotonda sugli esordi della danza moderna e contemporanea in Ticino

Istituita nel 1982 dal comitato di danza dell‘Istituto Internazionale del Teatro (ITI) e fissata al 29.04, giorno di nascita del ballerino e coreografo Jean-Georges Noverre (1727-1810), la giornata internazionale della danza celebra ogni espressione e declinazione di questa forma d’arte. Nel tradizionale messaggio annuale, affidato quest’anno a Yang Liping, la danzatrice e coreografa di danza folk cinese pone lo sguardo sulla continuità tra tradizione e autor* odiern*.

Testo di Katja Vaghi

Similmente incentrata sulle linee della continuità orale in danza e sulla loro fragilità, è stata l’anteprima ticinese della Festa Danzante che da diversi anni ricorre per la Giornata Internazionale della Danza. Coordinato da RESO, l’appuntamento invita la Svizzera a danzare. Nella cornice dello splendido e arioso chiostro dell’ex Asilo Ciani di Lugano, l’invito proposto era alla memoria della danza e al danzare la memoria così da riportarla in vita. La danza evapora nel momento stesso in cui il gesto è portato in scena. L’unico modo per non farla sparire è incarnarne il gesto come proposto dal workshop pomeridiano e dallo spettacolo serale „Save the Last Dance“ della compagnia Alessandro Sciaroni che hanno avvicinato il pubblico alla polka chinata, tipica danza di corteggiamento, molto fisica e quasi dimenticata, eseguita fino alla Prima Guerra Mondiale esclusivamente da uomini sotto i portici di Bologna. Alla memoria della danza ticinese era invece dedicata la tavola rotonda sullo sviluppo della danza nella Svizzera italiana che ha visto la presenza di gran parte de* autor* attiv* tra gli anni ’80 e ’90.

La danza evapora nel momento stesso in cui il gesto è portato in scena.

Molti sanno della comunità di idealisti che alla ricerca di una società migliore si insedia all’inizio del XX secolo sul Monte Verità. Meno nota ne è invece l’importanza per lo sviluppo della danza moderna europea, o Ausdruckstanz. È nelle estati tra il 1913 e il 1919, in piena Prima Guerra Mondiale, che Rudolf von Laban sperimenta con un gruppo di danzatrici/i un nuovo modo di muoversi e di concepire il corpo. Le ricerche sul movimento sono poi ulteriormente sviluppate da allieve come Mary Wigman a Dresda, Susanne Perrottet a Zurigo e Katja Wullf a Basilea. Le ultime due figure, anche associate al movimento dada del Cabaret Voltaire, sono fondamentali non solo per la danza e la cultura svizzera, ma anche per una visione più ampia della funzione della danza nella società, come testimonia il fatto che Max Bircher-Benner e Carl G. Jung inviano pazienti alle lezioni della Perrottet. Cosa accade in Ticino quando queste influenti personalità della danza ripartono per la Svizzera interna e la Germania? Negli ultimi anni, l’attenzione si è concentrata su Charlotte Bara danzatrice belga-tedesca della Repubblica di Weimar, specializzata in danze sacre, che si stabilisce ad Ascona negli anni 20. L’architetto Carl Weidemeyer è incaricato di costruirle un teatro da camera in stile Bauhaus, il Teatro San Materno, realizzato tra il 1927 e il 1948. Cosa è successo invece in epoca più recente? La tavola rotonda „Noi c’eravamo“ ha voluto gettare una luce sulle radici della danza contemporanea in Ticino con l’obiettivo di comprendere il presente e considerare il futuro della danza nella Svizzera italiana. A condividere uno spaccato del proprio mondo creativo e concezione del movimento sono stati Claudio Schott, Margit Huber, Nunzia Tirelli, Claudio Prati e Ariella Vidach (AiEP).

Le ultime due figure, anche associate al movimento dada del Cabaret Voltaire, sono fondamentali non solo per la danza e la cultura svizzera, ma anche per una visione più ampia della funzione della danza nella società, come testimonia il fatto che Max Bircher-Benner e Carl G. Jung inviano pazienti alle lezioni della Perrottet.

Il punto di partenza della tavola rotonda, avviata dalla danzatrice, coreografa e ricercatrice di danza Katja Vaghi, è uno studio sul danzatore e coreografo Claudio Schott, che ha fondato la prima compagnia di danza contemporanea in Ticino, il Gruppo Teatro Danza (1983-1988). Il gruppo, in seguito ribattezzato Progetto Danza Hortus Saltationis (1988-1996), ha riunito molti professionisti della danza presenti sul territorio in quegli anni, portando la danza all’attenzione del pubblico ticinese. Il progetto di ricerca ha ricevuto il finanziato al patrimonio performativo svizzero offerto dall’Ufficio federale della cultura nel 2021 ed è coadiuvato dall’Accademia Dimitri. La tavola rotonda ha seguito due linee di indagine. Da un lato, si è a posto l’accento sulla transnazionalità della danza, evidenziando la ricchezza di approcci al movimento e al corpo presenti in un territorio così ristretto. Il Ticino è una terra di passaggio, un ponte tra la Svizzera interna e il bacino del Nord Italia. L’assenza di una formazione professionale in danza porta le persone che aspirano a una carriera in questo campo a recarsi in Svizzera interna o all’estero. Le competenze e l’esperienza vengono poi portate in Ticino quando l’artista decide di tornare. L’altro filone di discussione era orientato a rievocare il clima di sperimentazione e ribellione caratteristico degli anni ’80 e ’90: l’eterogeneità del training dei pochi danzatori sul territorio, il rapporto con i gruppi teatrali indipendenti e la costituzione di un’associazione professionale a difesa degli interessi di categoria (TASI).

Da un lato, si è a posto l’accento sulla transnazionalità della danza, evidenziando la ricchezza di approcci al movimento e al corpo presenti in un territorio così ristretto. Il Ticino è una terra di passaggio, un ponte tra la Svizzera interna e il bacino del Nord Italia.

Claudio Schott, spinto dal suo precoce desiderio di diventare un danzatore, si trasferisce dalla conservativa Lugano a Londra dove si forma in tecnica Graham e Cunningham al programma serale della London Contemporary Dance School (LCDS). In Gran Bretagna lavora come danzatore, coreografo e pedagogo con ingaggi con la compagnia Images Dance Theatre e l’English National Opera. In seguito ad una svolta nella politica di immigrazione, ritorna a Lugano e tra il 1981 e il 1996 fonda e dirige la prima scuola e compagnia di danza contemporanea in Ticino. Narratore di storie, i suoi lavori sono chiaramente ispirati alle tecniche di movimento che ha studiato. L’innovazione avviene a livello tematico, con l’omosessualità e le relazioni di coppia in primo piano rispetto al movimento astratto. È stato segretario del TASI e tra i promotori nel 1996 del primo Festival di danza in Ticino, TI-danza.

Narratore di storie, i suoi lavori sono chiaramente ispirati alle tecniche di movimento che ha studiato. L’innovazione avviene a livello tematico, con l’omosessualità e le relazioni di coppia in primo piano rispetto al movimento astratto.

Margit Huber si è formata a Herisau alla scuola di Sigurd Leeder, esponente della Ausdruckstanz, e danza con Choreo 77 prima di trasferirsi in Ticino nel 1982. Dopo alcuni anni apre la sua scuola e fonda la sua compagnia nel 2000. Lavora come danzatrice e coreografa con e per il Gruppo Teatro Danza prima di tornare alla ricerca come solista. La sua produzione si concentra sul trascendentale e sulla natura, con influssi dell’I-Ching e dei quattro elementi cosmici. Questa sensibilità verso un quadro più ampio della realtà, la porta a studiare Butoh, tecnica di movimento postmoderna giapponese legata all‘Ausdruckstanz. Impegnata politicamente per il riconoscimento e la difesa del teatro libero nella Svizzera italiana, è stata uno dei primi membri attivi della TASI, insieme a Schott.

La sua produzione si concentra sul trascendentale e sulla natura, con influssi dell’I-Ching e dei quattro elementi cosmici. Questa sensibilità verso un quadro più ampio della realtà, la porta a studiare Butoh, tecnica di movimento postmoderna giapponese legata all‘Ausdruckstanz.

Nunzia Tirelli si è unita a Claudio Schott e al Progetto Danza come danzatrice e coreografa dopo aver studiato diverse tecniche di danza moderna e contemporanea in Italia. Il suo interesse per le potenzialità espressive del corpo in moto sulla scena l’ha portata a muoversi tra teatro e danza, collaborando per lungo tempo con Cristina Castrillo e il Teatro delle Radici. Nel corso degli anni, guidata dalla sua insaziabile curiosità per il movimento, ha conseguito diverse formazioni come analista del movimento, Bartenieff e di studi cronologici, percorsi tutti incentrati sulle idee sul movimento di Rudolf von Laban. Tra il 2012 e il 2021 dirige il Laban Event che riporta con conferenze e ricostruzioni di opere di von Laban l’Ausdrucktanz al Monte Verità. È tuttora attiva come danzatrice, coreografa e pedagoga e fa parte della giuria federale per le arti performative.

Claudio Prati e Ariella Vidach si incontrano durante una lezione di Contact improvisation a New York, dove si erano trasferiti per approfondire i loro rispettivi percorsi nelle arti visive e performative, e nella danza. L’interesse di Vidach per l’improvvisazione e le tecniche di danza postmoderna si incontra con la videoarte di Prati. Nel 1988 tornano in Ticino e creano la loro compagnia Avventure in Elicottero Prodotti (AiEP) in cui la danza e le nuove tecnologie interagiscono dal vivo sul palcoscenico, un approccio rivoluzionario e visionario per l’epoca. Attivi tra il Ticino e Milano, hanno ricevuto il premio per la danza dell’ufficio Federale della Cultura nel 2017 per i loro lavori futuristici, in cui il corpo e i media digitali interagiscono alla pari sul palco.

L’incontro si è chiuso con un appello lanciato dal publico in sala alla nuova generazione ad essere incisiva nelle sue azioni artistiche e politiche.

A contribuire alla retrospettiva è stata anche la presenza in platea di numeros* protagonist* della comunità artistica dell’epoca, per citarne alcuni, Camilla Lombardo, danzatrice che ha lavorato per Claudio Schott, pedagoghi della danza (Manuela Rigo e Mi Jung Manfrini), autori del teatro indipendente (Cristina Castrillo), costumist*, ex alliev* di danza e giornalist*. L’incontro si è chiuso con un appello lanciato dal publico in sala alla nuova generazione ad essere incisiva nelle sue azioni artistiche e politiche.

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